La buca del vino – Le storiche porte di Firenze

Buchette del vino riaprono a Firenze come nel Medioevo – come funziona

A Firenze, la pandemia fa tornare di attualità la buca del vino, punti vendita dei palazzi del ‘500, dell’alta aristocrazia, ideati durante il periodo della peste per evitare il contagio. Dopo oltre quattrocento anni di onorato servizio, la buca del vino torna clamorosamente in auge.

Sembra strano ma in realtà non lo è, dalla metà del cinquecento era passata di moda, ma proprio il coronavirus con tutte le tematiche legate alle distanze sociali ha permesso di rilanciarle.

Buchetta del Vino
Buchetta del Vino

La buca del vino a Firenze: cosa è

Chi non conosce la città, probabilmente farà fatica a comprendere e capire, non ha la più pallida idea di cosa possa essere; in realtà sono dei veri e propri pertugi, con la volta a forma di arco, piccoli passaggi all’interno dei palazzi, punti vendita dei ricchi aristocratici che possedevano vigneti e tenute; non a caso anche la famiglia Medici ne aveva alcuni.

Questi piccoli anfratti erano utili e ricercati perchè all’epoca il vino di produzione familiare non era sottoposto a tassazione, godeva di prezzi di mercato, molto concorrenziali.

Bisogna rendere merito a Cosimo I, nel 1539, quest’ultimo ebbe l’intuizione di azzerare le tasse per chi intraprendeva questo tipo di commercio.

La sua proposta, l’abolizione del pesante dazio, gravoso per le casse della comunità, fu tanto apprezzata, da spingere l’apertura di altre “finestre” anche lontano dalla città. Risulta facilmente intuibile che tipo di importanza potesse avere il mercato enologico durante quel periodo.

Erano uno dei luoghi ideali per viandanti che passavano dalla città gigliata. Appare ben chiaro il messaggio che anche in quel periodo, durante il periodo la peste, si volesse evitare il contatto, anche se la logica della vendita era ben chiara alle ricche famiglie fiorentine.

Tuffandoci nel passato, è famosa la descrizione della peste bubbonica offerta anche dal Manzoni nei suoi scritti dove nel 1634, le porticine erano delle vere e proprie vendite al dettaglio.

Buchette del vino

Come funzionava la vendita

Chi voleva bagnarsi le labbra di buon vino non doveva fare altro che bussare alla porticina in legno della buchetta preferita. Dall’altro lato, il servitore che nell’occasione assumeva le vesti del vinaio, lo riempiva del vino scelto e lo restituiva dietro pagamento.

Si capisce facilmente come con questa modalità di somministrazione si cercava di evitare nella maniera più assoluta “il contatto diretto” con una clientela molto vasta, oggi adottando il linguaggio moderno lo potremmo chiamare senza ombra di dubbio come “distanziamento sociale”.

Da notare, inoltre, le monete destinate al pagamento venivano messe sopra una paletta di metallo per evitare il contatto e disinfettate immediatamente in aceto, il tutto per cercare di sanificarle nel migliore dei modi.

Le buchette del vino avevano anche un altro scopo, si usava lasciare nel piccolo vano, cibo o brocche di vino per i più bisognosi. Difatti nel linguaggio comune qualcuno le ha anche ridefinite come porte del paradiso.

La buchetta del vino oggi

Oggi in città, se ne contano circa 150, per lo più distribuite nelle strette vie del centro storico. Nel 2020, in piena crisi epidemica, una delle gelaterie più famose di Firenze ha avuto una brillante idea, ha ridato luce a queste buchette, offrendo ai clienti la vendita caffè, gelati e quant’altro.

Divenute improvvisamente contemporanee, l’ordine ed il passaggio di un caffe, un veloce take away, una bibita o di un gelato da asporto, attraverso il piccolo pertugio danno probabilmente un senso di normalità alle nostre confuse giornate.

buca del vino
Fonte Facebook

Queste piccole finestre anti-contagio sono state una delle grandi novità della stagione COVID, uno spunto di rinascita che ha regalato numeri interessanti, tanto da spingere alcuni ristoratori ad attrezzarsi per lanciare una nuova idea DI MERCATO.

Stiamo parlando di un perfetto street food che andremo ad aggiungere ad un’altra famosa tradizione fiorentina, il panino al lampredotto che abbiamo raccontato qualche tempo fa.

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